SUPER BRUNELLA

Mi presento
Sono Brunella, Super Brunella. Non sono più una bambina perché ho 30 anni ma dentro di me il mio animo bambino non mi ha mai lasciata. Vivo a Prato ma ho il cuore Napoletano. Amo profondamente il sole e il mare perché sono nata lì e il mio DNA è partenopeo, precisamente di Monte di Procida. A 11 anni mi sono trasferita a Prato in Toscana vicino Firenze e qui ho fatto le scuole medie e superiori. Poi ho deciso che dovevo diventare una maestra e ho intrapreso a Firenze il percorso universitario di scienze della Formazione Primaria. Ho studiato e mi sono impegnata tanto per diventare una brava insegnante.

Il mio personaggio
Quando ero in ospedale e avevo i cerotti in testa un po' penzoloni zia Caterina mi guardó e mi disse che le ricordavo baby Yoda perché ha le orecchie grandi, effettivamente quei cerotti erano scesi a tal punto da formare delle orecchie ma anche perché avevo lo sguardo dolce e tenero.
Io le dicevo che baby Yoda era bruttino ma lei vedeva la bellezza anche dove noi persone comuni non riusciamo a vederla. Il mio personaggio nasce così, da una situazione complicata, complessa, dolorosa e triste, abbiamo trovato il bello e riso e scherzato capovolgendo la situazione, guardandola da una prospettiva completamente nuova. Questo baby Yoda però doveva essere arricchito con accessori che rappresentassero davvero la mia personalità e quindi abbiamo aggiunto gli occhiali, la bocca bella sorridente perché ho un bel sorriso, zia dice che sono l'angelo del sorriso e cerco di sorridere sempre anche nelle difficoltà. Ma questo non bastava, io volevo essere rappresentata mentre danzavo nel cielo con i miei tessuti di un bel rosso fuoco come piace a me, tutti dovevano capire che attraverso la danza aerea io mi sento libera a tutti gli effetti. Libera dai problemi, libera di sfidare i miei limiti, di fare le capriole come solo i bambini sanno fare. Ovviamente al mio personaggio abbiamo aggiunto un particolare che non poteva mancare: in questo anno sono diventata mamma e quindi il piccolino che porto con me come un canguro è il mio Diego Samuel, ma lo si comprende anche dal palloncino a forma di carrozzina che vola insieme a me. Perché come dice la zia, insieme saremo infinito e l'amore vince su tutto anche sulla malattia che mi ha colpita e che insieme sconfiggeremo.

Come ho conosciuto la zia
Ho sempre visto la macchina della zia ovunque per Firenze ma non mi ero mai soffermata abbastanza su quello che faceva, né mi ero mai presentata. L'aver cura dell'altro però ha sempre fatto parte di me. Ho fatto cose diverse della zia ma il concetto rimane quello di prendersi cura dell'altro più fragile di te. Quando ho fatto gli scout sono andata insieme al Clan in Albania a giocare con i bambini fragili, a farli godere di alcuni momenti di felicità. Quando ho fatto le due tesi sulla dispersione scolastica sono andata a Scampia a prendere i bambini delle vele e li ho portati insieme ai collaboratori del centro Hurtado a giocare e ad apprendere. Perché è quella la vita che un bambino deve fare. Il bambino è stato sempre il mio centro, il centro dei miei studi. Sono diventata insegnante di sostegno per insegnare e rendermi utile ai più fragili per far capire a tutti che ognuno ha delle potenzialità e non esiste la normalità. Questo per dire che io e zia Caterina eravamo destinate ad incontrarci perché in un certo senso abbiamo la stessa forma mentis. Il vero incontro con zia Caterina è stato ad ottobre 2021 in oncologia. Io stavo aspettando di fare la chemio e seduta in sala d'attesa mi trovo questa maga tutta colorata. È il colore che mi ha attirata più di tutto e il travestimento perché io fino al giorno prima coloravo con i miei bambini a scuola dell'infanzia e il mio posto è lì e voglio tornarci con tutta me stessa perché so che posso ancora dare tanto con il cuore e con la mia professionalità. Zia Caterina intavolò una conversazione: mi chiese con aria seria come avrei fatto io a far capire alle persone che mi circondano ciò che io sto passando. Difficile come domanda perché da quando mi sono ammalata molti amici e parenti sono diventati conoscenti e li ho persi per strada, sono stata delusa e ho capito che era davvero complicato far capire loro cosa stavo provando momento dopo momento, cosa significasse fare una chemio, cosa significasse avere un tumore. Solo la parola spaventa. Da quel momento non ho più lasciato zia Caterina, ho capito che lei doveva entrare nella mia vita perché eravamo fatte della stessa pasta e io per ciò che potevo volevo contribuire ai suoi progetti. Lei mi chiama la *sua bambina* non mi ha partorito lei ma avrebbe potuto sicuramente farlo. Le sono piaciuta e lei è piaciuta a me e tra poco andremo insieme a Napoli. È una donna straordinaria, un vulcano di emozioni e sprigiona colore da tutti i pori, io l'adoro.

La malattia
Prima di scriverlo e metterlo nero su bianco ho avuto paura perché ripetere a se stessi che hai un tumore, che sei una malata oncologica non è facile. Io non sono la malattia ma ho una malattia. Come ho detto anche nelle righe precedenti sono tante cose prima di avere una malattia. Sono Brunella, sono un'insegnante, una studentessa, un'allieva, una moglie, un'amica e una mamma. Ho un carcinoma alla mammella HER 2 positivo. Ho avuto la diagnosi durante la gravidanza quindi la gioia si è trasformata in dolore. Sono stata catapultata in un altro mondo, inizialmente non sapevo con precisione cosa mi aspettava ma avevo capito che sarebbe stato un viaggio duro, complesso e molto lungo, una maratona che ha un inizio e non si sa quando finisce. Le tensioni sono state tante perché all'inizio c'era l'ipotesi di dover interrompere la gravidanza e perdere il mio bambino ma ho incontrato dei bravi medici che mi hanno aiutata a curarmi tenendo il bambino. Ma il mostro, l'ospite inquietante, cresceva dentro di me e a 33 settimane e 4 giorni il mio bambino è dovuto nascere per forza e io sono stata operata con un cesario e una mastectomia. Il mio bambino sta bene e questo mi rende felice. Ho continuato le chemio ma non è bastato e ho avuto una lesione cerebrale che ha intaccato il nervo ottico e quindi sono stata operata alla testa e poi ho dovuto fare una radio che mi ha procurato delle crisi epilettiche. Ad oggi continuo a combattere, a volte barcollo ma cerco di non mollare. In tutto ciò mio marito, il mio bambino, mia mamma, mio papà, la mia famiglia, zia Caterina ci sono sempre stati, sono sempre stati al mio fianco perché siamo un Noi bellissimo.

Il mio futuro
Vorrei tanto guarire perché la vita ospedaliera non è per nulla piacevole, vorrei guarire per avere la forza sia morale che fisica di poter crescere il mio bambino e magari chissà farne un altro, perché non è bello essere figli unici, io lo sono e mai come in questo momento avrei preferito avere una sorella o un fratello vicino. Vorrei guarire per poter tornare al mio lavoro, ritornare a scuola e continuare a vivere con i bambini che hanno tanto da insegnarci e io ho sete dei loro insegnamenti. Vorrei guarire per poter viaggiare con mio marito e mio figlio, vedere il mondo e tenere la mente sempre aperta per poter accogliere il diverso e imparare sempre cose nuove e poi vorrei guarire per poter ancora una volta librarmi nell'aria con i miei adorati tessuti.